Come riportato dal sito del Ministero della Salute: Si è insediata l'11 ottobre 2016 al…
LONDRA – Gli embrioni umani anche al Roslin Institute di Edimburgo, il centro di ricerca dove è nata la pecora Dolly.
Il professore Ian Wilmut, «padre» del primo animale clonato al mondo, ha chiesto all’Authority britannica per la fecondazione e l’embriologia una licenza che, se accordata, gli permetterà di cominciare a produrre, coltivare e studiare cellule staminali umane.
Le ricerche di Wilmut non prevedono al momento la clonazione vera e propria, bensì la partenogenesi, una tecnica che consiste nella «fecondazione» della cellula uovo senza l’uso di spermatozoi. L’ovocita viene stimolato chimicamente, le cellule si dividono sino a dare origine ad un embrione, che però sopravvive soltanto alcuni giorni. E’ un processo che in natura non è raro: si verifica per esempio nei ragni, nelle formiche, nei vermi, nelle api, nelle lucertole. La clonazione, invece, comporta il trasferimento del patrimonio genetico prelevato da una cellula adulta in una cellula uomo privata del proprio nucleo. Harry Griffin, vicedirettore del Roslin, ha sottolineato che l’istituto non vuole al momento discutere i dettagli del piano di studio, ma si è limitato a confermare di aver presentato domanda all’Authority. Stando alle prime indicazioni l’ente dovrebbe decidere se dare il via libera o meno agli esperimenti all’inizio dell’anno prossimo. Secondo quanto sottolineato da Wilmut prima dell’annuncio odierno, la tecnica della partenogenesi consentirà agli esperti di analizzare le cellule staminali totipotenti e di studiare come utilizzarle per la creazione di cellule specifiche utili per i trapianti e per la cura, un giorno, di disturbi come il morbo di Parkinson. E’ un processo che è già stato utilizzato negli Stati Uniti con successo. Risale allo scorso novembre la creazione da parte del gruppo Advanced Cell Technology di un embrione umano attraverso la partenogenesi. Lo sviluppo dell’embrione fu allora bloccato allo stadio di sei cellule, ma per gli scienziati fu comunque un enorme passo avanti: «Il nostro obiettivo – aveva spiegato Robert Lanza, vicepresidente del settore medico-scientifico della società – non è creare esseri umani, ma mettere a punto terapie salvavita per un grande numero di malattie, come diabete, ictus, cancro, AIDS e disturbi neurodegenerativi come il morbo di Parkinson e l’Alzheimer».